“Piena è la borsa dell’occhio
di
monete di tempo:
la tasca è così aperta
in queste ore che
sento
il tintinnare”
“Da una crepa” di Elisa Biagini
“La reinvenzione del
violoncello. Partiture classiche tra musica e immagine” è un progetto nato
appositamente da una riflessione su Ereditare,
tema dell’edizione 2015 del Festivalfilosofia.
Ereditare
è
una parola complessa, portatrice di tante decodificazioni, e a forza di scavare
e snocciolare questo termine sono arrivata a quello che ritengo essere il suo
aspetto essenziale la Relazione. La
scintilla che dà il via al tutto, che muove gli esseri umani, e le cose tra di
loro nella realtà.
La pratica della
relazione è fatta di prese di distanza e riprese; di scioglimento di legami
immobilizzanti che sono la ripetizione del già dato; di scegliere di prendere
posizione per separare i legami e articolarne altri. Mettere a soqquadro per rassettare.
Questa
è una pratica imprescindibile per effettuare la trasmissione, per ereditare.
La
relazione implica un dialogo e un confliggere con l’altro e con la storia, che
generano uno spostamento dello sguardo e una ri-creazione. Con essa si produce
una lettura più ampia del mondo che include la libertà individuale e la
reciprocità con l’altro.
Decodificare
tutto questo in un progetto artistico ha significato individuare un fil
rouge che colleghi l’idea di trasmissione storica, la relazione tra
artisti e il dialogo tra le diverse discipline artistiche. La scelta è caduta
sulla letteratura per il violoncello solo, infatti è un esempio di come si
possa declinare il concetto di tradizione e di eredità storica e culturale.
Nata
in Emilia Romagna da un incontro tra passione e novità tecnica, nel corso di
trecento anni grazie al dialogo di tre compositori, Domenico Gabrielli, Johan Sebastian
Bach, Benjamin Britten.
Trovato
il nucleo del progetto, la scelta degli artisti coinvolti, Mattia Cipolli,
Giovanni Franzoi e Giulio Zanet è stata empatica, sia per la loro poetica
individuale, sia per la relazione che ci lega da anni e che ci accomuna nel
desiderio di interagire con altro per produrre altri sguardi.
Mattia
Cipolli è un compositore e violoncellista, da anni compie una ricerca storica accurata
rapportandosi con i compositori del passato e non, per offrire attraverso la
creazione o l’esecuzione dei brani, un ascolto capace di sottolineare
l’importanza della funzione sociale che ha la musica. Cipolli da sempre è convinto che solo vivendo il
presente e mettendolo in rapporto con il passato si possa creare un futuro per
la musica e di conseguenza generare nuove prospettive che possano ampliare la
lettura del mondo che ci circonda.
Per il progetto “La reinvenzione del violoncello.
Partiture classiche tra musica e immagine”, Cipolli si è relazionato con i tre
compositori del passato, per dare alla luce una nuova esecuzione. Alla base di
ogni esecuzione classica vi è un dialogo col passato dettato dalla lettura
delle note sul pentagramma e da uno studio delle precedenti esecuzioni; e uno
slancio verso il nuovo dato dall’ interpretazione personale. Cipolli, inoltre, si è confrontato con Franzoi e Zanet per creare e
cercare delle sinergie, dei legami e dei rimandi tra musica, pittura e video.
Giovanni Franzoi è un videomaker che sperimenta dal reportage alle videoinstallazioni. Anche lui, come Cipolli, si raffronta col passato storico e artistico del medium che ha scelto per offrire una rilettura dell’esistente capace di svelare il nascosto e l’altra faccia della medaglia. Franzoi, con ironia e sagacia, declina il mondo e lo porge naturalmente ai nostri occhi. Dopo essersi confrontato per il progetto con Cipolli e Zanet, ha dato vita ad un mixaggio video in cui ha riportato e tradotto i rimandi e le citazioni fra le partiture di Gabrielli, Bach e Britten; fra le tre esecuzioni di Cipolli e il reportage della vita balneare veneta, nonché dell’effimero odierno: il sogno estivo. Franzoi con il suo video ha omaggiato la storia del videoclip musicale, miscelando i colori psicadelici anni settanta, le proiezioni geometriche anni novanta e le inquadrature pop anni ottanta.
Giovanni Franzoi è un videomaker che sperimenta dal reportage alle videoinstallazioni. Anche lui, come Cipolli, si raffronta col passato storico e artistico del medium che ha scelto per offrire una rilettura dell’esistente capace di svelare il nascosto e l’altra faccia della medaglia. Franzoi, con ironia e sagacia, declina il mondo e lo porge naturalmente ai nostri occhi. Dopo essersi confrontato per il progetto con Cipolli e Zanet, ha dato vita ad un mixaggio video in cui ha riportato e tradotto i rimandi e le citazioni fra le partiture di Gabrielli, Bach e Britten; fra le tre esecuzioni di Cipolli e il reportage della vita balneare veneta, nonché dell’effimero odierno: il sogno estivo. Franzoi con il suo video ha omaggiato la storia del videoclip musicale, miscelando i colori psicadelici anni settanta, le proiezioni geometriche anni novanta e le inquadrature pop anni ottanta.
frame video |
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Giulio Zanet, conduce la sua produzione artistica
attraverso un percorso basato sulla potenza delle immagini. Le immagini su cui
si focalizza non sono pre-esistenti, sono quelle che si generano autonomamente
quando si lascia parlare l’elemento primario: la pittura. Per Zanet la pittura
è il fulcro, e l’approccio spontaneo che ha con essa è lo stimolo originario
che dà il via alla sua pratica artistica. Egli è attratto dalla potenzialità e
dalla libertà della pittura, le ricerca e le accoglie senza timore. Non si dà
delle costrizioni, si abbandona al caos dell’atto originario e da lì tenta,
molto lentamente, di dare ordine alla composizione della tela. Il contatto con
la tela è per lui di natura bipolare: egli riesce contemporaneamente a essere
carnale e prorompente; e a compiere una sottrazione del gesto pittorico.
Per
Zanet il colore è un elemento fondamentale poiché è materia informe che al
tempo stesso disegna; esso, infatti, definisce uno spazio sulla tela creando
delle linee di contorno che generano delle forme. La composizione nelle sue
opere diventa un gioco di ruoli, dove ogni elemento gioca per affinità o per
contrasto con gli altri.
Se si considera l’interesse di Zanet per
l’ambiguità, la ripetizione, la variazione, l’accettazione, l’evidenza, e la
negazione su cui si basa il suo procedimento rappresentativo, è chiaro il
perché non sia interessato all’univocità del messaggio delle sue opere. Non se
ne preoccupa, poiché ritiene che andrebbe a intaccare la prima vera
comunicazione, ossia l’atto della visione e la molteplicità di letture di chi
guarda. Nel suo lavoro, Zanet, non ricerca un codice di decodificazione poiché
è interessato alla libertà d’interpretazione. Del resto per lui la pittura è
l’essenza del tutto e deve essere libera, come diceva Marcel Duchamp: “Ricordo
che un professore di fisica diceva sempre che non si può definire
l’elettricità. Non si può dire che cosa è ma si sa che cosa fa. Vale lo stesso
per l’arte”.
Per il progetto, Zanet ha creato una partitura
visiva della sua interpretazione, data dall’ascolto delle tre sinfonie e dal confronto
con Cipolli e Franzoi. Zanet attraverso una sorta di un unico pentagramma di
otto metri circa, composto da sette moduli, ha concentrato le analogie e le
differenze storiche dei tre compositori, traducendoli pittoricamente
Zanet non si è rapportato solo con la musica e con
i suoi due compagni di strada, anche lui come gli altri ha dovuto fare i conti
con la tradizione storico artistica. Da sempre, infatti, musica e pittura si
cercano, danzano e s’ interfacciano tra loro.
senza titolo-smalto e acrilico su tela-130x80cm 2015 |
cadere smalto e acrilico su tela 130x110 cm 2015A |
chi volteggia smalto e acrilico su tela, 130x95cm 2015 |
Il
progetto “La reinvenzione del violoncello. Partiture classiche tra musica e
immagine” potrebbe avere un titolo alternativo: “EREDITARE3”, che riassumerebbe
il tutto.
Ereditare:
Relazione.
3: i tre compositori
del passato: Domenico Gabrielli, Johan Sebastian Bach, Benjamin Britten.
3: esecutori del
presente: Mattia Cipolli, Giovanni Franzoi, Giulio Zanet,
3: i media che danno
vita al progetto: musica, pittura, video.
3: i soggetti che si
incontrano nell’atto della visione: opera, artista, fruitore.
3: le modalità temporali
che legano il progetto: passato, presente, futuro.
Francesca
Pergreffi, settembre 2015
(testo per la mostra omonima presso Spazio Meme dal 18 settembre al 22 novembre 20159
Mattia
Cipolli, nato a Correggio nel 1978; é violoncellista,
è membro dell’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna. Ha fondato e fatto
parte del Trio Leibniz con cui ha vinto numerosi premi in tutta europa e inciso
il Trio di Reger. Da sempre si dedica alla musica da camera, con una
particolare attenzione alla prassi esecutiva storica e alle implicazioni
linguistiche e retoriche della musica, frutto del suo studio con Hatto Beyerle,
fondatore del Quartetto Alban Berg.
Venezia
’84, vive e lavora a Milano come video reporter e in parallelo segue progetti
di video danza e teatro con videoinstallazioni in festival ed eventi come
Videosoundart, Wallpaper dance, Videomovimento Bogotà, Fuorisalone.
(1984)
Vive elavora a Milano.Tra le sue
esposizioni più significative le collettive "Master of Brera", Liu
Hiusiu Art Museum, Shangai; Written on the hays",First Gallery, Roma;
"Growing in lightness" Kaleidoskop, Berlino; "Crises and
Rises", Istitut Francais-Palazzo delle Stelline a Milano. Finalista del
premio Arte Laguna, del Premio Combat, del premio Italian Factory e del Premio
Celeste.
Ha
partecipato a numerose residenze ed è presente in prestigiose collezioni
private tra cui Benneton Collection.