lunedì 21 settembre 2015

La reinvenzione del violoncello. Partiture classiche tra musica e immagine

                                                                                     
                                                                                                                                                               Piena è la borsa dell’occhio

                                                                                             di monete di tempo:
                                                                                             la tasca è così aperta
                                                                                            in queste ore che
                                                                                           sento il tintinnare

                                                                                        “Da una crepa” di Elisa Biagini
                           

“La reinvenzione del violoncello. Partiture classiche tra musica e immagine” è un progetto nato appositamente da una riflessione su Ereditare, tema dell’edizione 2015 del Festivalfilosofia.
Ereditare è una parola complessa, portatrice di tante decodificazioni, e a forza di scavare e snocciolare questo termine sono arrivata a quello che ritengo essere il suo aspetto essenziale la Relazione. La scintilla che dà il via al tutto, che muove gli esseri umani, e le cose tra di loro nella realtà.
La pratica della relazione è fatta di prese di distanza e riprese; di scioglimento di legami immobilizzanti che sono la ripetizione del già dato; di scegliere di prendere posizione per separare i legami e articolarne altri. Mettere a soqquadro per rassettare.
Questa è una pratica imprescindibile per effettuare la trasmissione, per ereditare.
La relazione implica un dialogo e un confliggere con l’altro e con la storia, che generano uno spostamento dello sguardo e una ri-creazione. Con essa si produce una lettura più ampia del mondo che include la libertà individuale e la reciprocità con l’altro.
Decodificare tutto questo in un progetto artistico ha significato individuare un fil rouge che colleghi l’idea di trasmissione storica, la relazione tra artisti e il dialogo tra le diverse discipline artistiche. La scelta è caduta sulla letteratura per il violoncello solo, infatti è un esempio di come si possa declinare il concetto di tradizione e di eredità storica e culturale.
Nata in Emilia Romagna da un incontro tra passione e novità tecnica, nel corso di trecento anni grazie al dialogo di tre compositori, Domenico Gabrielli, Johan Sebastian Bach, Benjamin Britten.
Trovato il nucleo del progetto, la scelta degli artisti coinvolti, Mattia Cipolli, Giovanni Franzoi e Giulio Zanet è stata empatica, sia per la loro poetica individuale, sia per la relazione che ci lega da anni e che ci accomuna nel desiderio di interagire con altro per produrre altri sguardi.
Mattia Cipolli è un compositore e violoncellista, da anni compie una ricerca storica accurata rapportandosi con i compositori del passato e non, per offrire attraverso la creazione o l’esecuzione dei brani, un ascolto capace di sottolineare l’importanza della funzione sociale che ha la musica. Cipolli da sempre è convinto che solo vivendo il presente e mettendolo in rapporto con il passato si possa creare un futuro per la musica e di conseguenza generare nuove prospettive che possano ampliare la lettura del mondo che ci circonda.
Per il progetto “La reinvenzione del violoncello. Partiture classiche tra musica e immagine”, Cipolli si è relazionato con i tre compositori del passato, per dare alla luce una nuova esecuzione. Alla base di ogni esecuzione classica vi è un dialogo col passato dettato dalla lettura delle note sul pentagramma e da uno studio delle precedenti esecuzioni; e uno slancio verso il nuovo dato dall’ interpretazione personale. Cipolli, inoltre, si è confrontato con Franzoi e Zanet per creare e cercare delle sinergie, dei legami e dei rimandi tra musica, pittura e video.
Giovanni Franzoi è un videomaker che sperimenta dal reportage alle videoinstallazioni. Anche lui, come Cipolli, si raffronta col passato storico e artistico del medium che ha scelto per offrire una rilettura dell’esistente capace di svelare il nascosto e l’altra faccia della medaglia. Franzoi, con ironia e sagacia, declina il mondo e lo porge naturalmente ai nostri occhi. Dopo essersi confrontato per il progetto con Cipolli e Zanet, ha dato vita ad un mixaggio video in cui ha riportato e tradotto i rimandi e le citazioni fra le partiture di Gabrielli, Bach e Britten; fra le tre esecuzioni di Cipolli e il reportage della vita balneare veneta, nonché dell’effimero odierno: il sogno estivo. Franzoi con il suo video ha omaggiato la storia del videoclip musicale, miscelando i colori psicadelici anni settanta, le proiezioni geometriche anni novanta e le inquadrature pop anni ottanta.


frame video


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Giulio Zanet, conduce la sua produzione artistica attraverso un percorso basato sulla potenza delle immagini. Le immagini su cui si focalizza non sono pre-esistenti, sono quelle che si generano autonomamente quando si lascia parlare l’elemento primario: la pittura. Per Zanet la pittura è il fulcro, e l’approccio spontaneo che ha con essa è lo stimolo originario che dà il via alla sua pratica artistica. Egli è attratto dalla potenzialità e dalla libertà della pittura, le ricerca e le accoglie senza timore. Non si dà delle costrizioni, si abbandona al caos dell’atto originario e da lì tenta, molto lentamente, di dare ordine alla composizione della tela. Il contatto con la tela è per lui di natura bipolare: egli riesce contemporaneamente a essere carnale e prorompente; e a compiere una sottrazione del gesto pittorico.
Per Zanet il colore è un elemento fondamentale poiché è materia informe che al tempo stesso disegna; esso, infatti, definisce uno spazio sulla tela creando delle linee di contorno che generano delle forme. La composizione nelle sue opere diventa un gioco di ruoli, dove ogni elemento gioca per affinità o per contrasto con gli altri.
Se si considera l’interesse di Zanet per l’ambiguità, la ripetizione, la variazione, l’accettazione, l’evidenza, e la negazione su cui si basa il suo procedimento rappresentativo, è chiaro il perché non sia interessato all’univocità del messaggio delle sue opere. Non se ne preoccupa, poiché ritiene che andrebbe a intaccare la prima vera comunicazione, ossia l’atto della visione e la molteplicità di letture di chi guarda. Nel suo lavoro, Zanet, non ricerca un codice di decodificazione poiché è interessato alla libertà d’interpretazione. Del resto per lui la pittura è l’essenza del tutto e deve essere libera, come diceva Marcel Duchamp: “Ricordo che un professore di fisica diceva sempre che non si può definire l’elettricità. Non si può dire che cosa è ma si sa che cosa fa. Vale lo stesso per l’arte”.
Per il progetto, Zanet ha creato una partitura visiva della sua interpretazione, data dall’ascolto delle tre sinfonie e dal confronto con Cipolli e Franzoi. Zanet attraverso una sorta di un unico pentagramma di otto metri circa, composto da sette moduli, ha concentrato le analogie e le differenze storiche dei tre compositori, traducendoli pittoricamente


La reinvenzione del violoncello-sette tele per un totale di 130x800cm circa-smalto su tela 2015
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Zanet non si è rapportato solo con la musica e con i suoi due compagni di strada, anche lui come gli altri ha dovuto fare i conti con la tradizione storico artistica. Da sempre, infatti, musica e pittura si cercano, danzano e s’ interfacciano tra loro.

L'adolescenza del cerchio -130x90cm-smalto e acrilico su tela 2015

senza titolo-smalto e acrilico su tela-130x80cm 2015

cadere smalto e acrilico su tela 130x110 cm 2015A


chi volteggia smalto e acrilico su tela, 130x95cm 2015


Il progetto “La reinvenzione del violoncello. Partiture classiche tra musica e immagine” potrebbe avere un titolo alternativo: “EREDITARE3”, che riassumerebbe il tutto.
Ereditare: Relazione.
3: i tre compositori del passato: Domenico Gabrielli, Johan Sebastian Bach, Benjamin Britten.
3: esecutori del presente: Mattia Cipolli, Giovanni Franzoi, Giulio Zanet,
3: i media che danno vita al progetto: musica, pittura, video.
3: i soggetti che si incontrano nell’atto della visione: opera, artista, fruitore.
3: le modalità temporali che legano il progetto: passato, presente, futuro.

Mattia Cipolli Spazio Meme 18-9-2015

Francesca Pergreffi, settembre 2015
(testo per la mostra omonima presso Spazio Meme dal 18 settembre al 22 novembre 20159



 Mattia Cipolli, nato a Correggio nel 1978; é violoncellista, è membro dell’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna. Ha fondato e fatto parte del Trio Leibniz con cui ha vinto numerosi premi in tutta europa e inciso il Trio di Reger. Da sempre si dedica alla musica da camera, con una particolare attenzione alla prassi esecutiva storica e alle implicazioni linguistiche e retoriche della musica, frutto del suo studio con Hatto Beyerle, fondatore del Quartetto Alban Berg.
Nel 2010 ha fondato lo Ensemble Concordanze. Ha, infine, all’attivo numerose colonne sonore per documentari e lungometraggi in veste di compositore.
Venezia ’84, vive e lavora a Milano come video reporter e in parallelo segue progetti di video danza e teatro con videoinstallazioni in festival ed eventi come Videosoundart, Wallpaper dance, Videomovimento Bogotà, Fuorisalone.
(1984) Vive  elavora a Milano.Tra le sue esposizioni più significative le collettive "Master of Brera", Liu Hiusiu Art Museum, Shangai; Written on the hays",First Gallery, Roma; "Growing in lightness" Kaleidoskop, Berlino; "Crises and Rises", Istitut Francais-Palazzo delle Stelline a Milano. Finalista del premio Arte Laguna, del Premio Combat, del premio Italian Factory e del Premio Celeste.
Ha partecipato a numerose residenze ed è presente in prestigiose collezioni private tra cui Benneton Collection.